Anche il legno chiede di essere sostenibile, per la sicurezza degli abitanti e per la salute del nostro delicato ecosistema. Come può, il consumatore finale, avere la certezza che il legno sia di buona qualità e che provenga da aree pulite e non sottoposte a deforestazione? Si tratta di un argomento spinoso ma interessante, che richiede la fiducia del consumatore accordata al venditore, la quale può però essere preceduta da una buona raccolta di informazioni in merito.
I consumatori possono controllare la provenienza e la tipologia del legno scelto controllando se sussistono le opportune certificazioni. Si tratta di titoli che vengono emessi da speciali categorie che si occupano di valutare l’impatto ambientale della raccolta del legno, come la PEFC, la Pan-European Forest Certification (PFCE) Council, una certificazione creata nel 1999 che si impegna a riconoscere la gestione sostenibile delle foreste e quindi a certificare i legni che ne provengono. Un’altra importante certificazione per il legno è la FSC, il Forest Stewardship Council fondato nel 1993. Si tratta di una certificazione che si impegna a supportare la gestione sostenibile ed ecologica delle foreste dove viene estratto il legno e che propone uno schema con marchio internazionale che contraddistingue le foreste dalle quali proviene il legname acquistato.
Il legno non sostenibile non aiuta l’ambiente, ma può rivelarsi pericoloso anche per la salute dei consumatori. Non tutti sanno che il legno può essere altamente inquinato, soprattutto se proviene da foreste che non vengono controllate e se risulta trattato chimicamente con prodotti tossici. Il legno introdotto nell’abitazione potrebbe infatti contenere sostanze volatili che non fanno bene alla salute, come ad esempio alcuni pesticidi impiegati per debellare i parassiti che si accumulano nella superficie, alcune vernici conservanti e anche la formaldeide, che è presente in alcune colle impiegate nella realizzazione degli impiallacciati. La formaldeide può infatti liberare nell’atmosfera di casa i VOC, le sostanze volatili inquinanti. Per essere sicuri di disporre di un legno buono e salubre è importante richiedere tutte le informazioni al produttore, ma soprattutto diffidare dai prezzi di mercato troppo bassi. Chi acquista il legno deve essere conscio che si tratta di una materia prima pregiata e naturale, e che quindi il costo richiesto deve essere proporzionale alla qualità offerta. E’ quindi buona norma diffidare di chi offre legni a prezzi stacciati, soprattutto di origine tropicale, in quanto potrebbe trattarsi di materiali che non sono stati controllati e che provengono da aree soggette a deforestazione o trattate con l’impiego di sostanze altamente inquinati.
E’ buona norma scegliere delle essenze comuni e ampiamente utilizzate in edilizia e nei rivestimenti, in quanto i legni più rari come il leccio, la quercia e l’ulivo sono protetti e quindi non vengono intesi come legni sostenibili nella costruzione e nella realizzazione dei rivestimenti e del mobilio. Il mobilio stesso si rivela essere un settore chiave del legno sostenibile, perché sempre più aziende si impegnano a certificare il loro impiego di materie prime e di sostanze non tossiche per gli abitanti. Si tratta di una vittoria comunicativa molto importante, perché sempre più consumatori sono portati a richiedere informazioni sulla tipologia di essenza, ma anche sulla qualità e sulla tipologia di vernici e trattamenti applicati alla materia prima. Da ciò deriva un’attenzione maggiore al problema dell’inquinamento domestico, che nelle persone più sensibili potrebbe potare a problemi di salute, ma che si rivela malsano e pericoloso per tutti gli abitanti. Il legno deve quindi essere scelto di qualità, certificato e ad un costo equilibrato per potersi definire un legno sostenibile a tutti gli effetti.
Anche il legno chiede di essere sostenibile, per la sicurezza degli abitanti e per la salute del nostro delicato ecosistema. Come può, il consumatore finale, avere la certezza che il legno sia di buona qualità e che provenga da aree pulite e non sottoposte a deforestazione? Si tratta di un argomento spinoso ma interessante, che richiede la fiducia del consumatore accordata al venditore, la quale può però essere preceduta da una buona raccolta di informazioni in merito.
I consumatori possono controllare la provenienza e la tipologia del legno scelto controllando se sussistono le opportune certificazioni. Si tratta di titoli che vengono emessi da speciali categorie che si occupano di valutare l’impatto ambientale della raccolta del legno, come la PEFC, la Pan-European Forest Certification (PFCE) Council, una certificazione creata nel 1999 che si impegna a riconoscere la gestione sostenibile delle foreste e quindi a certificare i legni che ne provengono. Un’altra importante certificazione per il legno è la FSC, il Forest Stewardship Council fondato nel 1993. Si tratta di una certificazione che si impegna a supportare la gestione sostenibile ed ecologica delle foreste dove viene estratto il legno e che propone uno schema con marchio internazionale che contraddistingue le foreste dalle quali proviene il legname acquistato.
Il legno non sostenibile non aiuta l’ambiente, ma può rivelarsi pericoloso anche per la salute dei consumatori. Non tutti sanno che il legno può essere altamente inquinato, soprattutto se proviene da foreste che non vengono controllate e se risulta trattato chimicamente con prodotti tossici. Il legno introdotto nell’abitazione potrebbe infatti contenere sostanze volatili che non fanno bene alla salute, come ad esempio alcuni pesticidi impiegati per debellare i parassiti che si accumulano nella superficie, alcune vernici conservanti e anche la formaldeide, che è presente in alcune colle impiegate nella realizzazione degli impiallacciati. La formaldeide può infatti liberare nell’atmosfera di casa i VOC, le sostanze volatili inquinanti. Per essere sicuri di disporre di un legno buono e salubre è importante richiedere tutte le informazioni al produttore, ma soprattutto diffidare dai prezzi di mercato troppo bassi. Chi acquista il legno deve essere conscio che si tratta di una materia prima pregiata e naturale, e che quindi il costo richiesto deve essere proporzionale alla qualità offerta. E’ quindi buona norma diffidare di chi offre legni a prezzi stacciati, soprattutto di origine tropicale, in quanto potrebbe trattarsi di materiali che non sono stati controllati e che provengono da aree soggette a deforestazione o trattate con l’impiego di sostanze altamente inquinati.
E’ buona norma scegliere delle essenze comuni e ampiamente utilizzate in edilizia e nei rivestimenti, in quanto i legni più rari come il leccio, la quercia e l’ulivo sono protetti e quindi non vengono intesi come legni sostenibili nella costruzione e nella realizzazione dei rivestimenti e del mobilio. Il mobilio stesso si rivela essere un settore chiave del legno sostenibile, perché sempre più aziende si impegnano a certificare il loro impiego di materie prime e di sostanze non tossiche per gli abitanti. Si tratta di una vittoria comunicativa molto importante, perché sempre più consumatori sono portati a richiedere informazioni sulla tipologia di essenza, ma anche sulla qualità e sulla tipologia di vernici e trattamenti applicati alla materia prima. Da ciò deriva un’attenzione maggiore al problema dell’inquinamento domestico, che nelle persone più sensibili potrebbe potare a problemi di salute, ma che si rivela malsano e pericoloso per tutti gli abitanti. Il legno deve quindi essere scelto di qualità, certificato e ad un costo equilibrato per potersi definire un legno sostenibile a tutti gli effetti.