I danni strutturali agli edifici sono un problema che accomuna tutta la penisola e che non conosce sostanziali differenze di luogo e di tempo. Questo è quanto è emerso dai dati forniti dal Centro Studi Opificium del Consiglio nazionale dei periti industriali. Si tratta di uno studio molto interessante, ben esposto nell’articolo del portale Casa&Clima. I dati sono stati elaborati su basi solide, ovvero i dati Istat e la banca di informazioni raccolte dai Vigili del Fuoco, presentati per offrire un quadro completo della situazione in un convegno tenutosi a fine settembre al Politecnico di Milano.
Secondo l’Istat, sono 3 milioni e 248 mila le famiglie che vivono attualmente in abitazioni che mostrano porzioni danneggiate, sia all’interno che all’esterno. I danni interessano i tetti, le mura, i pavimenti e gli infissi. Si tratta percentualmente del 12.3% delle famiglie italiane. La contrazione è minore nel nord ovest e maggiore al sud e nelle isole, con picchi nelle regioni della Calabria della Sardegna, anche se la media si assesta fra il 12.3% e il 14.2%.
Secondo i dati raccolti dall’ultimo censimento, il 74.1% egli edifici residenziali è ante 1980 e un quarto di essi è stato realizzato prima della Prima Guerra Mondiale. E’ quindi importante considerare che la normativa antisismica è entrata in vigore nel 1974, ma anche questi edifici rischiano di non essere a norma con la legge attuale.
L’anzianità degli edifici è il preludio alla presenza dei danni strutturali e i dati hanno dimostrato che più di 2 milioni di edifici residenziali, quindi il 16,9% del totale, si trovano in uno stato mediocre nel 15,2% dei casi o addirittura di pessima conservazione nell’1.7% delle casistiche.
Lo studio ha quindi affrontato le cause della presenza di danni strutturali così pesanti e così diffusi, i quali sono frutto del buon senso e dell’analisi ambientale del territorio Gli interventi di manutenzione si propongono onerosi e invasivi nelle abitazioni antiche che sono, a conti fatti, quelle che sono più soggette ai danni strutturali. I dati hanno infatti dimostrato che fra le abitazioni costruite prima del 1946, il 29% mostra pessime o mediocri condizioni.
I danni strutturali agli edifici sono un problema che accomuna tutta la penisola e che non conosce sostanziali differenze di luogo e di tempo. Questo è quanto è emerso dai dati forniti dal Centro Studi Opificium del Consiglio nazionale dei periti industriali. Si tratta di uno studio molto interessante, ben esposto nell’articolo del portale Casa&Clima. I dati sono stati elaborati su basi solide, ovvero i dati Istat e la banca di informazioni raccolte dai Vigili del Fuoco, presentati per offrire un quadro completo della situazione in un convegno tenutosi a fine settembre al Politecnico di Milano.
Secondo l’Istat, sono 3 milioni e 248 mila le famiglie che vivono attualmente in abitazioni che mostrano porzioni danneggiate, sia all’interno che all’esterno. I danni interessano i tetti, le mura, i pavimenti e gli infissi. Si tratta percentualmente del 12.3% delle famiglie italiane. La contrazione è minore nel nord ovest e maggiore al sud e nelle isole, con picchi nelle regioni della Calabria della Sardegna, anche se la media si assesta fra il 12.3% e il 14.2%.
Secondo i dati raccolti dall’ultimo censimento, il 74.1% egli edifici residenziali è ante 1980 e un quarto di essi è stato realizzato prima della Prima Guerra Mondiale. E’ quindi importante considerare che la normativa antisismica è entrata in vigore nel 1974, ma anche questi edifici rischiano di non essere a norma con la legge attuale.
L’anzianità degli edifici è il preludio alla presenza dei danni strutturali e i dati hanno dimostrato che più di 2 milioni di edifici residenziali, quindi il 16,9% del totale, si trovano in uno stato mediocre nel 15,2% dei casi o addirittura di pessima conservazione nell’1.7% delle casistiche.
Lo studio ha quindi affrontato le cause della presenza di danni strutturali così pesanti e così diffusi, i quali sono frutto del buon senso e dell’analisi ambientale del territorio Gli interventi di manutenzione si propongono onerosi e invasivi nelle abitazioni antiche che sono, a conti fatti, quelle che sono più soggette ai danni strutturali. I dati hanno infatti dimostrato che fra le abitazioni costruite prima del 1946, il 29% mostra pessime o mediocri condizioni.